I NONNI? O E’ FESTA TUTTI I GIORNI O NON E’ FESTA MAI!

Vincenza Palmieri:Questo è il momento in cui dobbiamo trovare il meglio di noi. Niente operazioni di facciata: ma continuare la battaglia contro gli abusi quotidiani nella Scuola e contro la Famiglia, con coraggio, intelligenza e creatività”.

Durante il periodo delle feste da poco concluse ed ancora oggi, in piena crisi di Governo, il dibattito su Scuola e Famiglia sembra aver guadagnato una nuova centralità nell’agenda sociale del Paese. Ma quanto è reale tale interesse e cosa può scaturire da tale dibattito? La Professoressa Vincenza Palmieri, fondatore della Pedagogia Familiare in Italia, non si lascia incantare da quella che sembra “una battaglia dell’ultima ora” e chiarisce i passi importanti di cui Scuola e Famiglia necessitano per tornare ad essere un luogo centrale per la tutela dei Diritti Umani e per il progresso delle persone e della collettività.

Professoressa  Palmieri, cosa pensa di questo fragoroso interesse per Scuola e Famiglia, soprattutto in periodo di festività?

È evidente – non se ne dovrebbe neanche parlare – che si debba stare a scuola: la scuola è “la casa del futuro”. E’ giusto che si debba andare a scuola come è altrettanto giusto ed evidente che si debba star vicini ai nonni, che meritano un ruolo centrale nella nostra vita, non solo educativo ma anche emotivo e affettivo. Ma non possiamo dimenticarci dei nonni tutto l’anno, ricoverarli nelle RSA e lasciarli soli nella quotidianità consueta e poi durante le feste – è stato a Natale, si riproporrà a Pasqua – gridare contro chi ci impedisce di affollare le classi o di stringerci ai nostri nonni. Oggi si fa la battaglia per la Scuola e per la Famiglia unita. Quella stessa Scuola e quella stessa Famiglia che abbiamo massacrato, smembrato, medicalizzato, psichiatrizzato tutti i giorni.
Scuola e Famiglia vittime di scelte scellerate quotidiane e reiterate, che oggi vengono improvvisamente portate alla ribalta e strumentalizzate. Quanta verità c’è nelle grida di chi se ne erge a difensore solo “durante le vacanze”, durante le “feste comandate e non godute”? Come si può trovare, allora, la chiave per coniugare le battaglie di tutti i giorni con questo periodo così atipico? La Pandemia è un fatto reale. E, dunque, è all’interno di questo fatto reale che dobbiamo trovare il modo per ritagliare spazi di creatività, di lavoro, spazi amicali, spazi di relazione. Dobbiamo cambiare il modo in cui facciamo le cose. Ma non è detto – e questo è fondamentale – che non si debbano fare. Questo è il momento in cui dobbiamo trovare il meglio di noi. Allora, se deve essere Natale, Pasqua… che lo sia tutti i giorni. Non può essere festa una volta l’anno e, in maniera particolare, al tempo del Covid. La crisi sanitaria c’è e non si può negare, dunque. Ma quello che mi preme soprattutto osservare sono le criticità all’interno delle Famiglie, che in questo momento sono addirittura amplificate dal momento difficile; in particolar modo dove c’è stata la perdita del posto di lavoro. Dovremmo interessarci molto ai risvolti economici all’interno della famiglia, di questa triste vicenda.

Lei denuncia la strumentalizzazione dei temi ma anche un vero e proprio sciacallaggio da parte di chi ha trovato il modo di guadagnare da tale situazione…

Esatto. Sono aumentate le pubblicità di psicofarmaci e sedativi su tutti i media, per esempio. Come sono aumentate le pubblicità di studi professionali per la gestione dell’ansia, degli attacchi di panico. In sostanza, invece di mettere a punto una politica di contenimento e di riformulazione del disagio, con progetti solventi, il messaggio che passa è promuovere la condizione ansiogena.

Come si dovrebbe agire, invece?

Bisogna sostenere le persone a vivere al meglio questa condizione: aiutarle, ad esempio, nella gestione del tempo, nella progettualità del futuro, nella formazione, nella riqualificazione, nella ricerca della creatività e dell’arte, nel rapporto tra coniugi o tra genitori e figli, nel rapporto dei ragazzi con la Scuola.

Cosa ci salverà, allora?

Ciò che ci salverà sarà sempre l’intelligenza, la capacità di creare, cioè di crescere e fiorire al meglio all’interno delle difficoltà. Perché è facile essere in gamba quando tutto va bene. Dobbiamo essere bravi – bravi imprenditori, bravi figli, bravi studenti, bravi governanti, bravi insegnanti – anche quando non va tutto bene ed il bene non è tutto. Con coraggio, con amore, intelligenza e creatività.
Attraversiamo il tempo e diamo valore ad ogni nostro minuto di vita.

Ufficio Comunicazione INPEF