Ripensare il concetto di “Sostegno”: dall’Insegnante all’Educatore.

Intervista alla Prof.ssa Vincenza Palmieri

Fino ad oggi, il termine “sostegno” è stato associato alla figura dell’insegnante che si occupasse dei disabili – o diversamente abili, come più correttamente si è concordato di dire oggi. Ma c’è un nuovo punto di vista, non solo più corretto ma decisamente più completo, di cui apprendiamo colloquiando con la Prof.ssa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare.

 

Prof.ssa Palmieri, perché oggi non ci si può limitare più a parlare di “Insegnante di sostegno”?

Io credo che si debba fare un passaggio di consapevolezza ed iniziare a parlare di “Educatore” di sostegno. Perché i bambini portatori di una qualunque disabilità – seria, accertata e certificata come tale – non sono solo degli scolari o degli studenti: a scuola vanno 4-6 ore al giorno, ma hanno 24 ore di tempo nella loro giornata per poter giocare, incontrare, relazionarsi, crescere…  e così i loro genitori e familiari.

 

Qual è stato fino ad ora il ruolo dell’insegnante di sostegno?

Questa figura si è occupata per molti anni di sostenere l’insegnante di classe, più che i bambini. Spesso era pensata come “l’insegnante del corridoio”. Oggi noi puntiamo sul fatto che l’insegnante di sostegno sia, invece, altamente specializzato, con competenze superiori a quelle dell’insegnante di classe: insomma, tutt’altro che un insegnante “di serie B”, come di solito è stato ritenuto. Non si capisce come mai, infatti, anche nello stesso nucleo classe, questa figura – per quanto sia considerata di sostegno proprio alla classe e non solo al singolo bambino – sia stata spesso trattata alla stregua di un insegnante complementare.

 

Il dibattito è ancora in corso

Si, ma noi puntiamo, come dicevo, ad un superamento di questo concetto. Parlo, infatti di “educatore”, cioè un professionista formato su tutto ciò che possa essere utile alla relazione, all’aiuto, al supporto. Un sostegno che si esplichi anche nelle altre 18 ore del giorno e quindi non solo a favore dell’insegnante, ma dell’intera famiglia. Una figura che possa essere pensata anche per i giardini, i parchi, le colonie estive, i centri ludici, le comunità, i baby parking, le aree attrezzate dei grandi supermercati e così via. Perché una famiglia con un bambino diversamente abile non può andare in un Centro e lasciare il proprio bambino con un handicap libero di giocare nello stesso spazio degli e con gli altri bambini?

 

È  un concetto indiscutibilmente nuovo ma anche impegnativo

In realtà è un’idea molto semplice: quella di un educatore in grado di badare a TUTTI i bambini, anche nei contesti informali come le palestre (c’è un caso recente di un bambino che non è stato accettato perché disabile… ), nelle piscine, nei villaggi turistici… Se alcuni bambini hanno una difficoltà che non consente loro la piena autonomia, perché queste strutture non possono garantire un servizio completo proprio a chi è più bisognoso di integrazione? Perché non pensare ad una competenza del genere come competenza di base anche per istruttori ed animatori?

L’integrazione è un processo culturale a 360 gradi. Se noi la limitiamo soltanto a scuola, stiamo parlando di una percentuale minima della vita di un bambino.

 

Ci sono anche situazioni di difficoltà che richiedono competenze molto specifiche

Certo. Ma, per esempio, un bambino non udente ha bisogno soprattutto di mediazione linguistica. Perché non si garantisce anche questo tipo di servizio? Perché l’integrazione deve farsi solo a scuola? L’integrazione deve essere agita da tutta la società, non solo dal compagno di classe o di banco!

 

In sostanza, come intende lei l’integrazione?

L’integrazione non è un percorso che il diversamente abile deve fare verso “gli abili”, ma anzi dovrebbe essere basata sulla reciprocità, sull’andare uno – ognuno – verso l’altro, nelle due direzioni.

 

Voi, come Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, cosa avete fatto per promuovere questo nuovo approccio culturale?

Noi, da tempo, abbiamo un progetto formativo completo per gli insegnanti ma anche per gli educatori di sostegno. Ed è un progetto ambizioso, non solo perché rovescia il punto di vista del sostegno, ma anche perché trova un impiego enorme in moltissimi – tutti! – gli ambiti della vita quotidiana. A partire dalla scuola pubblica, certo. Così come nelle scuole private, che molti genitori con figli disabili preferiscono, con l’idea che in queste strutture ci sia un maggior controllo rispetto, per esempio, al bullismo; ma si scontrano, poi, con strutture non in grado di accogliere i loro figli.

Dunque una formazione dalla duplice spendibilità, che consente sia di lavorare nel pubblico, così come prevede la riforma della scuola, sia di qualificarsi come figure professionali richiestissime anche nell’ambito della scuola privata.

 

E poi, come accennava, in ogni altro ambito

Esatto: ovunque si voglia e si debba consentire l’accoglienza di TUTTI i bambini.  Quindi nei consultori familiari, negli ospedali, nei villaggi turistici, nei supermercati, centri commerciali, aeroporti, comunità, giardini, centri comunali… ovunque.

Certamente in primis nei pre- e post- scuola, ma comunque a sostegno quotidiano per le famiglia: supporto specialistico il pomeriggio, nei giorni festivi, nei mesi estivi … eccetera.

Un modo nuovo di intendere non solo la figura di sostegno, dunque, ma l’integrazione in generale. Ed un modo per aiutare i giovani a trovare lavoro – con questa nuova, ricercata professionalità – così come per fornire stimoli innovativi a quanti già lavorano ed intendano migliorare la qualità della vita di chi ne ha bisogno.

 

Lei chiama “Diversi Talenti” i bambini  con difficoltà o veri e propri handicap

Proprio così. E ovunque ci sia un Talento, comunque esso si esprima, non deve ricevere un “Sostegno/Stampella”, ma uno skateboard, un motore stellare per elevarsi ad ogni possibile Altezza!

Intervista ad una Pedagogista Familiare

Abbiamo incontrato Sabrina Di Giacomo, Laureata in Filosofia, ora Pedagogista Familiare, recentemente diplomata presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare. Quello che vogliamo comprendere, al di là del significato e dell’essenza di questa figura professionale, è l’impatto di crescita che tale approccio ha avuto per e sulla persona.

Come sei arrivata a conoscere la professione del Pedagogista Familiare ed in particolare l’INPEF?

Ho scoperto l’INPEF e la sua intensa attività di Formazione e Tutela dei Diritti Umani nel 2012, navigando sul web in cerca di un Master che mi convincesse, che sentissi nelle mie corde. La mia ricerca era iniziata già nel 2010, avevo valutato diversi percorsi formativi nella mia Regione, la Puglia, ma non mi avevano convinto, li ritenevo troppo teorici e poco pratici. Dopo aver conseguito una laurea in Filosofia ero in cerca di uno spunto pratico, per rendere fruibili i contenuti che mi avevano entusiasmato durante il percorso Universitario e che, molto spesso, non risultavano accessibili a tutti. Stavo già lavorando nel campo della formazione ma avevo voglia di ampliare le mie conoscenze. Quando ho letto le attività dell’INPEF mi sono sentita coinvolta e ho contattato l’Istituto, ho avuto un colloquio con la Prof.ssa Palmieri che mi ha chiarito ogni dubbio e così, a ottobre del 2012 sono partita per Roma per prendere parte alla prima lezione del Master in Pedagogia Familiare.

Che percorso hai fatto?

Il percorso che ho fatto all’INPEF si può definire un vero e proprio viaggio alla scoperta di me stessa. Quello che ho imparato in questi due anni mi ha permesso di rivedere, con nuovi occhi , anche il mio percorso scolastico e di comprendere alcune difficoltà che avevo anch’io e che, soprattutto al liceo, mi hanno creato un senso di inadeguatezza perché non riuscivo a conseguire i risultati sperati in greco e latino, nonostante il mio impegno e la mia passione per le materie. Grazie al Master in Pedagogia Familiare ho potuto utilizzare al meglio le mie competenze artistiche per esplorare nuovi modi per insegnare. Si può dire che ho fatto un percorso bidirezionale: da una parte, sono riuscita a compenetrare il disagio scolastico partendo dalla mia esperienza, e dall’altra mi sono spinta verso l’esterno acquisendo informazioni utili per lavorare con ragazzi/e di tutte le fasce d’età. All’INPEF si lavora anche su se stessi e questo è importante.

Quali sono i punti di forza dell’INPEF?

Sono diversi i punti di forza dell’INPEF, è un vero mix di Competenza, Esperienza e Passione.Tutti i docenti portano in aula la loro esperienza concreta e questo è un grandissimo punto di forza perché è proprio questa concretezza che manca all’uscita dell’Università; credo che la separazione tra vita Accademica e Lavoro sul campo sia ancora presente nella formazione Universitaria. L’INPEF, invece, è una realtà al passo coi tempi perché opera a stretto contatto con la società liquida in cui viviamo, è quindi “attrezzata alla navigazione”. Un altro punto di forza è l’accoglienza e lo scambio che viene favorito. Infatti ho avuto la possibilità di relazionarmi con colleghi e colleghe provenienti da tutta Italia con i quali siamo ancora in contatto per continui scambi di idee e per condividere progetti.

In cosa pensi di essere cresciuta?

Sicuramente sono cresciuta professionalmente perché ho acquisito competenze specifiche e spendibili ma credo di aver trovato anche una chiave di lettura che, a distanza di tempo, mi ha permesso di affrontare vecchi traumi “scolastici” che in alcuni momenti della mia vita hanno inciso moltissimo, rallentando il percorso universitario a causa della mania di perfezione indotta dall’Insicurezza. Ho ripensato ad alcune insegnati del liceo che ci sottoponevano a subdole umiliazioni, sicuramente in buona fede o perché anche loro vittime degli stessi metodi. Comprendendo sono riuscita a perdonare per essere diversa, abbracciando una scelta importante: quella di esplorare metodi creativi e accessibili per tutte le diverse intelligenze. L’apprendimento deve essere affascinante, deve indurre ad approfondire, deve divertire e rendere gioiosi. È questo ciò che voglio donare ai miei studenti e alle persone che si affideranno a me.

Cosa intendi fare di queste competenze acquisite, nel presente/futuro?

Ho già iniziato ad operare nel campo. Quest’anno, infatti, ho seguito due ragazzi ottenendo risultati davvero soddisfacenti Sono molto soddisfatta del lavoro che ho avviato e intendo organizzarlo sempre meglio, per diffondere nel mio territorio ciò che ho appreso in questi anni di formazione all’INPEF. Credo molto in questo progetto e condivido l’approccio dell’INPEF ai disturbi dell’Apprendimento, un approccio più pedagogico che diagnostico, che tiene conto dei differenti modi di accedere al sapere. Mi interessa tantissimo sviluppare la tematica del Diritto all’Apprendimento e sensibilizzare su questo aspetto, le Istituzioni locali. Per il momento opero attraverso la mia Associazione Culturale Contaminazioni che avevo fondato nel 2008, ci occupavamo della promozione dell’Arte in tutte le sue forme espressive ma nello Statuto avevamo anche inserito le attività di formazione e di promozione sociale. Inseguito sicuramente mi piacerebbe aprire una sede INPEF in Puglia, per le famiglie. Per il momento sto pensando anche di continuare a formarmi, ancora all’INPEF, attraverso il Master “SCUOLA NAZIONALE PERITALE, per CTP e CTU” per offrire un servizio sempre più efficace ed efficiente.

Ricordi una lezione particolarmente significativa per te?

Le lezioni più entusiasmanti e significative per me sono state quelle con la Prof.ssa Gravela che mi hanno permesso di scoprire un modo nuovo di fare scuola, ci siamo divertite a costruire gli strumenti didattici; in particolare la Lectio Magistralis “Comprensione, Comunicazione, Emozioni” con la Prof.ssa Palmieri è stata una lezione che ci ha permesso di esplorare la qualità delle relazioni che costruiamo. In un percorso di Pedagogia Familiare Comprendere le emozioni e riuscire a comunicarle è fondamentale. Il percorso nella sua interezza è stato un arricchimento incredibile. Sono molto soddisfatta della mia scelta e delle amicizie che sono nate in Itinere. Ho conosciuto persone straordinarie che mi hanno donato le loro storie. Non posso dimenticare una delle prime lezioni in cui ci siamo sottoposti al Genogramma con la Professoressa Izzo e abbiamo parlato delle nostre storie personali, delle nostre famiglie; tutto è avvenuto con naturalezza e spontaneità e nei momenti di commozione il gruppo si è mostrato solidale e compatto. In genere chi sceglie una professione di aiuto lo fa perché vuole comprendere meglio se stesso e l’altro ci offre uno specchio nel quale riconoscerci.

Comunicato “Recupero della tutela di 22 Minori Ecuadoriani in Italia”

COMUNICATO

“Recupero della tutela di 22 Minori Ecuadoriani in Italia”

L’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare è lieto di condividere un importante Comunicato a firma dell’Ambasciata dell’Ecuador in Italia
Scrive, dunque, l’Ambasciata: “[…] Sono già 22 i successi registrati da quando ha preso il via il Programma di assistenza legale e psicopedagogica promossa dal Governo Nazionale nel settembre 2014.[…] Le famiglie interessate ricevono assistenza e appoggio psicopedagogico costanti”.
“In questo senso, il progetto prevede l’intervento di tre staff di affari legali ed una squadra per i servizi legali e psicologici (INPEF) presente e attivo su tutto il territorio nazionale”
L’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare – che fornisce assistenza sia sul piano dell’azione pedagogico familiare, di sostegno genitoriale, uniti ad un’efficace azione peritale e progettuale sui Minori – accoglie la soddisfazione del Governo Ecuadoriano con il medesimo stato d’animo e con la consapevolezza della necessità di procedere, senza indugio alcuno, fino a che anche l’ultimo bambino non sarà restituito alla tutela della propria famiglia.
Il comunicato originale:

http://www.cancilleria.gob.ec/se-recupero-la-tutela-de-22-menores-ecuatorianos-en-italia/

Comunicato Stampa “Diritti Umani e Diritti dei Bambini” – 27 Maggio 2015

COMUNICATO STAMPA

“Diritti Umani e Diritti dei Bambini”

Al Senato della Repubblica per affermare il Diritto alla Felicità

 

Si sono svolte nei giorni 26 e 27 maggio 2015 – presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica – le prime due giornate dell’evento “Diritti Umani e Diritti dei Bambini. Sensibilità, Coscienze, Strumenti”, organizzato e promosso dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, con il patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Unar – Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari opportunità, dell’Ambasciata dello Stato Plurinazionale della Bolivia e della Regione Lazio.

 

L’evento, strutturato in quattro sessioni, all’interno delle quali declinare le aree tematiche connesse ai Diritti Umani – Giustizia e Sicurezza, Libertà e Cultura, Istruzione e Democrazia, Salute e Benessere – si è rivelato, con sorpresa degli stessi organizzatori, un’occasione straordinaria per andare ben oltre la formazione e la condivisione degli intenti, in una atmosfera insieme di grossa competenza e preparazione ma anche di emozione profonda e vivida spinta propositiva.

Al tavolo dei relatori, si sono alternati esponenti delle Ambasciate di Bolivia, Ecuador e Venezuela, responsabili di Politiche Nazionali, Professori Universitari, Giuristi e Avvocati, Giornalisti, testimonial di progetti già realizzati a favore dei Diritti Umani in ambito scolastico, penitenziario, sportivo, artistico e sociale.

Nella giornata del 27, anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha voluto presenziare all’iniziativa cui aveva già assicurato il proprio sostegno personale ed istituzionale, ribadendone lo spessore morale e culturale.

Le sessioni tematiche sono state intervallate dalle performance del gruppo teatrale “Diversi talenti”, dell’Associazione Culturale “I giovani del Pirandello” di Messina, straordinario esempio non solo di tutela dei Diritti delle Persone  con disabilità ma anche della loro integrazione nella società. Le emozionanti esibizioni del gruppo di attori sono state salutate dalla standing ovation dei partecipanti e dello stesso Presidente Grasso, che ha voluto complimentarsi di persona con i ragazzi e gli organizzatori.

Al di là del valore formativo dell’iniziativa, l’evento si è rivelato fruttuoso anche per la creazione di sinergie e collaborazioni tra i partecipanti, a cui spetta ora il compito di ideare azioni concrete in favore dei Diritti Umani – progetti formativi, pubblicazioni, eventi culturali, manifestazioni artistiche ecc. – che saranno poi presentate il 9 ottobre p.v. alla Camera dei Deputati, nell’ultima sessione dell’Evento.

“Siamo stati attraversati da un guizzo d’eternità – commenta, visibilmente emozionata la Presidente INPEF, Prof.ssa Vincenza Palmieri – Non possiamo dire che questo sia stato un evento ordinario.

Non lo è stato un solo istante: dal “Padre Nostro” di Padre Rovo al “Diritto alla Vittoria” di Daniele Masala, dal Respiro Internazionale, dato dalla presenza degli Ambasciatori e Diplomatici, al valore della Costituzione e della Legislazione, primi Garanti dei Diritti degli Uomini, delle Donne e dei Bambini.
Fino a giungere a Falcone e Borsellino, urlati dai “Diversi Talenti”, con il loro “Oggi ho incontrato un angelo”.

Questi ragazzi ci hanno dimostrato che abbiamo ragione, che è vero; e gli angeli sono stati lì in mezzo a noi, ne abbiamo goduto in una grande bellezza che ci ha fatto sentire migliori.

E tra i Diritti, in modo trasversale, abbiamo affermato il Diritto alla Felicità, per cui possiamo e dobbiamo anche arrabbiarci, quando questo viene a mancare.

Perché ognuno di noi nasce felice. E se questa felicità improvvisamente non c’è più, quello è il primo indicatore che ci deve far pensare che qualcosa non stia andando per il verso giusto.

Allora, il Diritto alla Felicità diventa la nostra preghiera, il nostro urlo, il nostro primo Diritto.

Ci rivediamo il 9 ottobre”.

Un video dedicato è disponibile al seguente link: http://youtu.be/YiieG9kTm0g

 

Sala Zuccari 1r Sala Zuccari 2
Diversi Talenti

Comunicato Stampa congiunto Palmieri Miraglia – 21 Maggio 2015

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO

 PALMIERI – MIRAGLIA

“Un modello nuovo di famiglia allargata rappresenta

l’alternativa ad un destino da reclusi”

 

Risale a pochi giorni fa una notizia che non si può non raccontare, la storia di un destino familiare che cambia il proprio corso e di una famiglia, allargata e affiatata, che nasce prospettando un modello alternativo, nuovo.

La vicenda è quella di una ragazza madre di 16 anni, cresciuta in una Casa Famiglia, che, all’interno della stessa struttura, ha conosciuto colui che 5 mesi fa è  diventato il padre di suo figlio, un ragazzo anch’esso minorenne.

Il 20 maggio u.s. si è, dunque, celebrata presso il Tribunale per i Minorenni di Genova l’udienza in merito alla collocazione della ragazza e, conseguentemente, del bambino, alla presenza dell’Avv. Francesco Miraglia, in qualità di difensore della famiglia ed in sostituzione dell’Avv. Francesco Morcavallo, della Prof.ssa Vincenza Palmieri e del Rappresentante Diplomatico dello Stato dell’Ecuador a Genova .

Il Tribunale per i Minorenni, dopo aver ascoltato le parti e apprezzato il progetto del Gruppo di Lavoro dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, così come del contributo fornito da parte dello stato dell’Ecuador, ha confermato il collocamento dei due genitori minorenni e del bambino di 5 mesi presso i nonni paterni (i genitori del ragazzo), rimandando a dicembre la prossima rivalutazione del progetto che li riguarda.

Una disposizione  che ha tenuto conto sia dalla disponibilità dei nonni di occuparsi del bambino, che dalla ferma volontà dei giovanissimi genitori di mettersi in gioco e comprendere le loro nuove responsabilità, affinché il loro bambino possa vivere e crescere nell’affetto familiare.

“Sono molto soddisfatto dell’esito di questa vicenda complessa e difficile – ha sottolineato l’Avvocato Francesco Miraglia – in quanto ritengo che, quando la situazione lo renda possibile, sia fondamentale non allontanare il minorenne dal proprio nucleo familiare, al fine di non sottoporlo ad ulteriori situazioni di stress e di disagio e permettergli di crescere in modo sereno insieme alle altre figure familiari che possono comunque sostenerlo e dargli affetto.

E’ fuor di dubbio che proprio in queste dinamiche familiari così complesse, competenza, giustizia politica e professionalità diventino lo strumento per la tutela dei diritti dei bambini e di tutte le persone senza voce. Le battaglie civili dovevano produrre risultati ed il risultato oggi è che altri due genitori minorenni, ed il loro figlioletto di 5 mesi, a rischio di essere separati, sono invece rimasti insieme nella propria famiglia”.

“Abbiamo spezzato il castigo della povertà – commenta la Prof.ssa Vincenza Palmieri – e quello che poteva essere un destino tramandato di madre in figlio, un destino da recluso ancor prima di nascere. Personalmente mi sono occupata di creare, attraverso questo Progetto Integrato, le condizioni affinché i ragazzi potessero vivere nella famiglia dei genitori paterni. Abbiamo, così, reso possibile un destino diverso, dando valore alla figura dei nonni e dei genitori.

Quando ci sono risorse familiari valide, la costruzione di una famiglia allargata si prospetta come la migliore delle alternative, a confronto della soluzione in Casa Famiglia. Ed ecco: dove prima una famiglia non c’era, ora c’è. Con genitori responsabili, nonni responsabili.

Questa è la definizione di AIUTO. Questa è la logica che ogni perito, avvocato, consulente, psicologo forense o pedagogista familiare deve attivare, in un sinergico lavoro di squadra nel momento in cui si misura con l’applicazione della Legge. Non c’e’ altro modo per produrre risultati. Il nostro lavoro e’ sempre una battaglia civile!”

A distanza di pochi giorni dal ritorno in famiglia dei due bambini, dunque, l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, con il gruppo di lavoro composto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri, dall’Avv. Francesco Miraglia, dall’Avv. Francesco Morcavallo e dal dott. Carlos Lara, informano l’opinione pubblica di tale ultimo importantissimo risultato raggiunto dall’INPEF assieme allo Stato dell’Ecuador, a dimostrazione che un progetto integrato tra istituzioni, famiglie e professionisti sbarri la strada ad abusi e violazioni e realizzi quel diritto fondamentale a crescere e vivere nella propria famiglia.

Sessione Estiva di Tesi per 58 Studenti Inpef

Durante la sessione estiva, 58 – degli oltre 400 studenti afferenti ai diversi Master – si sono specializzati presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare.
Alcuni non erano alla prima esperienza di alta formazione presso l’INPEF, molti hanno manifestato l’intenzione di continuare a perfezionare la propria preparazione, per tutti è stato un momento emozionante di conclusione di un percorso ma anche, insieme, fortemente propositivo.
Di fronte ad una Commissione illustre, composta da professionisti esperti, è dunque avvenuta la discussione delle Tesi: elaborati di altissimo livello, sia dal punto di vista della portata concettuale sia per il valore di sintesi dell’esperienza pratica, maturata sul campo durante i mesi di formazione.
Non è un dettaglio citare la composizione della Commissione; non soltanto per rendere evidente l’opportunità formativa importantissima di cui hanno usufruito gli studenti INPEF, ma anche in considerazione del dibattito attuale sul “peso” del voto di Laurea/Specializzazione in funzione dell’Istituto/Università di provenienza.
Sedevano, dunque, in Commissione (in rigoroso ordine alfabetico),
oltre alla Presidente Vincenza Palmieri:
Thomas Buhling, Francesca De Rinaldis, Paola Gravela, Eleonora Grimaldi, Amelia Izzo, Francesco Miraglia, Francesco Morcavallo, Stefania Petrera, Ilaria Rossi.
Molte le testimonianze dei neo specializzati che hanno speso parole entusiastiche nel merito non solo dei contenuti del Master di appartenenza, ma in senso globale, nei confronti della Mission e dello “Stile INPEF”.
Una Giornalista siciliana, già al terzo Master presso l’Istituto, ha sottolineato l’enorme dedizione nei confronti della formazione, ma anche e soprattutto nelle battaglie umanitarie, caratterizzate da un approccio e da contenuti che non aveva mai, in precedenza, riscontrato altrove.
Interessante l’osservazione di alcune Educatrici di nidi d’infanzia, secondo le quali il Master seguito abbia prodotto un avanzamento importante nei termini delle loro capacità professionali, ma anche e soprattutto nella consapevolezza acquisita nei confronti dell’importanza del proprio lavoro, guardato da oggi con un occhio diverso.
Una laureata in Scienza Naturali ha sottolineato quanto sia stata una scoperta quasi rivoluzionaria l’avvicinarsi ad un bambino piccolo, 0-3 anni, con l’approccio della Psicologia, della Pedagogia e della Pedagogia Familiare: ha affermato di essersi sentita finalmente completata.
Una tesista che ha raccolto la propria esperienza pratica di tirocinio come cuore del proprio elaborato, ha evidenziato come nell’arco del tempo in cui ha svolto il proprio lavoro/studio in Casa Famiglia sia progressivamente modificato il clima in cui si è trovata ad operare.
Se all’inizio, infatti, era vista come un’estranea, alla fine, proprio grazie alle competenze acquisite, è diventata un vero e proprio punto di riferimento. Ora è in attesa di essere richiamata in quella stessa Casa Famiglia a prestare la propria attività lavorativa.
E non è la prima volta che si crea immediatamente una vera e propria opportunità. Ricordiamo il caso, per citarne solo alcuni dei moltissimi, di una diplomata INPEF assunta presso la Casa Famiglia di Capitano Ultimo, come quello di una mediatrice penale minorile assunta presso “Dianova”, a Palombara Sabina, così come una studentessa che dopo il Master sui DSA è stata chiamata da un Preside ad organizzare e condurre il post scuola dei ragazzi in difficoltà.
Una delle punte di diamante dell’attività di Alta Formazione INPEF, dunque, si può senza dubbio identificare nell’equilibrio perfetto tra conoscenza teorica ed esperienza pratica, che rappresenta il valore aggiunto di tutti i Master altamente professionalizzanti in cui tale proposta si articola con sorprendente vivacità e capacità di interpretare le richieste ed esigenze della Società come del Mercato del Lavoro